In montagna impari il valore del tempo: riscopri il piacere della lettura, il lusso di concederti riflessioni profonde. È il luogo ideale per comprendere chi sei, metterti in discussione e vivere secondo il tuo ritmo, libero dall’urgenza del fare.
Ci sono arrivato per caso, seguendo la scelta della mia famiglia di trasferirsi qui quando ero bambino, ma nel tempo l’ho amata sempre di più. Ho trovato la mia dimensione nell’unione tra il mondo agricolo e quello della ristorazione, una passione che oggi mi fa stare bene e che mi lega profondamente a questo luogo, che con orgoglio chiamo casa.
Categoria
gennaio 2025
Testo e foto di Linda Scalet, video di Irene Fontana
Filippo Moroni,
26 anni, ristoratore e presidente condotta Slowfood di Primiero
Per sentire un luogo come tuo, non sempre è necessario esserci nato.
Basta un legame profondo, un senso di appartenenza quasi inspiegabile. Spesso, chi arriva da un contesto diverso riesce a cogliere dettagli e sfumature che chi ci è cresciuto tende a dare per scontati. È proprio questa sensibilità che abbiamo riconosciuto in Filippo Moroni, che insieme ai suoi genitori gestisce il Rifugio Petina a Primiero San Martino di Castrozza. In una grigia giornata di gennaio, Filippo ci ha raccontato la sua storia con semplicità e profondità, illuminandola con la sua passione. Siamo felici di condividerla con voi, per chiunque voglia scoprirla.
A volte sono le tue scelte consapevoli a guidarti nella vita, altre volte è la vita a scegliere per te.
Nel 2007, quando Filippo aveva quasi nove anni, la sua famiglia ha preso una decisione importante: lasciare Padova per trasferirsi in Trentino. La montagna è da sempre il luogo del cuore in cui Filippo, sfogliando l’album di famiglia, si rivede spensierato accanto ai nonni.
Didascalia esempio, Didascalia esempio
Trasferirsi in montagna è un sogno per molti, ma realizzarlo non è semplice.
Significa lasciare un lavoro stabile, salutare amici di una vita, trovare una nuova casa e aiutare i figli a inserirsi in un ambiente completamente nuovo. Nonostante le difficoltà, i genitori di Filippo hanno deciso di affrontare il cambiamento, lasciando a Padova non solo il loro negozio di frutta e verdura, ma anche ciò che più amavano: Alice, la figlia maggiore, che all’epoca ventenne decise invece di restare in città. Una scelta che, almeno fisicamente, ha segnato una separazione nella loro famiglia.
I miei hanno colto l’opportunità di gestire un albergo a Spera, in Valsugana, una struttura di proprietà dei titolari del Rifugio Crucolo. Era un primo passo verso il loro sogno di aprire un’attività propria: in Trentino, per avviare una struttura ricettiva, sono richiesti tre anni di esperienza nel settore. Già esperti nel rapporto con le persone, qui hanno imparato sul campo il mestiere di ristoratori. Io, nel frattempo, ho cambiato scuola e costruito nuove amicizie.
Trovare la propria dimensione non è mai semplice, ci vogliono le giuste occasioni e discreti tentativi. Nel 2018, di nuovo con le valigie in mano, la famiglia è partita alla volta della Valle di Primiero. Un nuovo luogo e nuove montagne, una nuova occasione, un sentimento diverso: guardandosi, hanno avuto la sensazione che quella potesse essere davvero casa.
Fino a quel momento eravamo stati in questa zona solo in veste di turisti. Cercavamo una gestione più a misura di famiglia e il Rifugio Petina era la scelta perfetta. Nel frattempo, abbiamo maturato esperienza e sviluppato una nostra filosofia. Mio padre, appassionato di cucina locale, si è specializzato nella preparazione dei canederli, studiando e sperimentando fino a creare una ricetta personale.
Per la prima volta, tra i tanti spostamenti, abbiamo sentito il desiderio di fermarci e posare le valigie. È stato un sollievo, una consapevolezza nuova: avevamo trovato un posto dove sentirci davvero felici e apprezzati, non solo dai turisti, ma soprattutto dalla comunità locale.
Filippo insieme ai suoi genitori, al Rifugio Petina
A differenza delle esperienze precedenti, in cui percepivano una certa distanza dalla gente del posto, qui si sono sentiti davvero parte integrante del tessuto sociale. Una comunità che, come ci racconta Filippo, si è mostrata unita e ricca di iniziative. Così, da semplici osservatori, sono riusciti in poco tempo a sentirsi e a diventare parte di essa. La prova di questo legame è che oggi vengono scelti come location per cresime e pranzi di famiglia importanti.
Ci ha fatto inoltre notare una particolare caratteristica che ha riscontrato in molte persone locali: la tendenza a sottovalutare il proprio territorio rispetto ad altre località. Dal suo punto di vista, a volte si tende a sottovalutare ciò che si ha vicino, ma le sue esperienze in diversi luoghi gli hanno fatto capire quanto sia speciale questo territorio.
A volte, paragonandola ad altre realtà, le persone del posto tendono a sottovalutarla. Per quanto mi riguarda, con uno sguardo “esterno”, vedo invece un luogo straordinariamente accogliente, ricco di iniziative e opportunità anche per chi arriva da fuori.
A volte l’ambiente montano può sembrare “stretto”, ma noi l’abbiamo scelto proprio perché nel piccolo c’è già tutto.
Io vengo da fuori e, forse perché la scelta di vivere qui è stata una decisione consapevole, vedo le cose con maggiore positività. Se hai voglia di dedicarti a qualcosa, le opportunità non mancano. Anche quando pensi di non fare nulla, in realtà ti stai dedicando a piccoli gesti: tagliare l’erba, sistemare l’orto, preparare la legna. Per molti, l’idea di “non fare niente” e dedicarsi a queste piccole attività quotidiane è impensabile. Fermarsi e chiedersi: “Chi sono?” può aiutare a prendere consapevolezza di dove ci troviamo.
Un bellissimo esempio di come una persona venuta da fuori possa rivelarsi una risorsa preziosa per il territorio. A volte basta guardare le cose da un’altra prospettiva, scoprire la bellezza del nostro “giardino” e apprezzare ciò che abbiamo – che è davvero tanto – senza cercare sempre altrove la felicità.
Didascalia esempio, Didascalia esempio
Portando avanti il suo impegno per il territorio, è entrato a far parte dell’associazione Slow Food, diventando presidente della condotta locale e membro del direttivo Trentino. Gli abbiamo chiesto di spiegarci meglio come questa associazione contribuisca al recupero dei valori gastronomici locali.
Slow Food nasce con l’obiettivo di contrastare l’industria alimentare di massa, promuovendo cibi sani e sostenibili. A Primiero, per esempio, ha svolto un ruolo fondamentale nella valorizzazione del Botìro di Malga, che è stato riconosciuto come presidio, diventando così un autentico marchio di qualità. Grazie a questo, il prodotto ha guadagnato visibilità, e con esso anche la località, a livello nazionale. Questo riconoscimento ha contribuito al rilancio di alcune malghe storiche, come Malga Fossernica nella Valle del Vanoi, che nel suo piccolo laboratorio gestisce tutte le fasi della lavorazione del burro d’alpeggio a panna cruda.
Un altro progetto recente è La Via della Frutta Antica, un percorso che tutela e racconta la storia di un centinaio di alberi da frutto lungo la Via Nova, da Pieve al Passo Gobbera. Il percorso è arricchito da una mappa gratuita, disponibile presso gli uffici dell’ApT locale, che accompagna i visitatori alla scoperta di questo prezioso patrimonio naturale e culturale. Un’iniziativa che non solo valorizza il territorio, ma offre anche agli abitanti l’opportunità di riscoprire la propria valle con uno sguardo nuovo. Ho capito che nulla dovrebbe essere dato per scontato: spesso, la familiarità ci rende ciechi alla bellezza che ci circonda. Vivere in montagna significa anche proteggerla, rispettarla e prendersene cura.
Filippo,
all’opera durante una visita guidata al Caseificio di Primiero
Nel frattempo, Filippo ha intrapreso un percorso di studi che segue coerentemente la sua filosofia, dove la natura e il cibo sono sempre il filo conduttore.
Negli anni, la mia passione per l’agricoltura e gli animali è cresciuta: mi sono iscritto alla scuola agraria, ho maturato esperienze lavorando all’interno di stalle e allevamenti e ho seguito un corso per diventare casaro. Parallelamente, mentre imparavo il mondo dell’ospitalità e della ristorazione aiutando i miei genitori in rifugio, ho intrapreso il corso di laurea in Scienze e Cultura della Gastronomia presso l’Università di Padova. Questo percorso, che ho concluso con la laurea nel 2024, mi ha permesso di unire le mie due grandi passioni: l’ospitalità e l’agricoltura.
Seguendo questa sua passione, ha deciso di allontanarsi dall’idea iniziale della ristorazione, portata avanti dai suoi genitori, per intraprendere una strada nuova, tutta sua, presso il Caseificio di Primiero. Qui si occuperà dell’organizzazione di attività rivolte a chi desidera approfondire il mondo dei formaggi, anche in collaborazione con gli alberghi locali. Tra le proposte, vi saranno visite alle malghe e alle stalle, degustazioni di prodotti tipici e tour guidati all’interno del caseificio.
È una sfida che riflette pienamente le mie idee. Continuerò comunque a dare una mano al rifugio, sebbene con un ruolo meno centrale.
Ho 26 anni e credo di avere ancora tempo per scoprire chi sono davvero. Quello che so con certezza è che voglio dare valore alla montagna, ai suoi prodotti e alle sue persone, e credo che questa opportunità me ne dia la possibilità. Non mi precludo sorprese per il futuro. Per ora, l’unica certezza è che voglio essere qui, dove mi sento felice.
Molte persone vivono in montagna, ma solo alcune la vivono davvero.
Filippo, pur non essendo nato qui, è sicuramente una di queste. Ci auguriamo che Primiero diventi la sua casa definitiva e che continui a dare il suo prezioso contributo a questo splendido territorio, con le sue idee e la sua determinazione.
Nel frattempo, a noi è venuta fame… forse è il momento di scoprire la ricetta segreta dei canederli del Rifugio Petina!
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