Un eroe può avere molte sembianze: una coda che scodinzola, un naso umido, uno sguardo fedele e un’innata intuizione. 

Quattro zampe e due mani

Unite per salvare vite

AGOSTINO ZORTEA E ZUMA,
Primiero san martino di castrozza

Categoria

marzo 2025

Testo e foto di Linda Scalet, video di Irene Fontana

Agostino Zortea e Zuma,
unità cinofila del soccorso alpino della Guardia di Finanza

Il cane è da sempre il miglior amico dell’uomo. Lo accompagna nel suo cammino, donandogli affetto e compagnia. Alcuni, però, riescono a fare ancora di più: lo salvano.

Grazie al loro straordinario fiuto, mettono le proprie abilità al servizio di persone animate dallo stesso spirito di aiuto e dedizione. Nasce così un legame speciale, fatto di fiducia, comprensione e un intenso lavoro, che può fare la differenza quando una vita è appesa a un filo.

Un’intesa così profonda da trasformare due individui distinti in un’unica entità: l’unità cinofila.

Agostino e Zuma,
durante una simulazione di soccorso in valanga a Passo Rolle

3 luglio 2022

Il sole brucia e l’aria è densa di afa.
Per trovare un po’ di sollievo, Agostino decide di trascorrere la giornata in piscina con la sua compagna Barbara e la loro figlia Greta. Seduto su una panchina, in costume e infradito, si prepara a tuffarsi.
Ma proprio mentre sta per entrare in acqua, il telefono squilla.

Sa bene cosa vuol dire: quell’istante di tranquillità è ormai passato. Quando arriva una chiamata dal soccorso alpino, bisogna agire immediatamente. È la vita che ha scelto, un lavoro che gli dà adrenalina e soddisfazione perché gli permette di essere d’aiuto agli altri. Il messaggio è chiaro: si tratta di una catastrofe.

Un seracco, una slavina di ghiaccio e detriti si è staccata improvvisamente da Punta Rocca, in Marmolada. Alcune persone sono state travolte e serve un intervento urgente. La massa di neve e ghiaccio è enorme. L’intervento dei cani da valanga è fondamentale: il loro fiuto può arrivare dove occhi e strumenti umani non riescono. In un attimo, Agostino e il suo inseparabile compagno a quattro zampe, Zuma, raggiungono la piazzola di volo, pronti a partire in elicottero. Scarponi da sci ai piedi, artva, pala e sonda alla mano.

Ma facciamo un passo indietro per conoscere meglio Agostino e scoprire come, insieme al suo cane Zuma, siano diventati un’unità cinofila.

Tutto è cominciato grazie alla  passione di Agostino per lo sci di fondo, una disciplina che gli ha aperto le porte della squadra agonistica della Guardia di Finanza, le Fiamme Gialle.

La montagna, in quegli anni, era per me solo un luogo di allenamento: orologio alla mano, seguivo la mia tabella di allenamento. Ero così concentrato sulla performance che a malapena percepivo l’ambiente che mi circondava. Solo una volta terminata la carriera sportiva, nel 2012, ho iniziato a coltivare una vera passione per questo ambiente. Da Predazzo, sede del gruppo sportivo della Guardia di Finanza, ho chiesto il trasferimento alla caserma di Passo Rolle, dove ho iniziato a occuparmi di mansioni generali, come la vigilanza. Con il passare degli anni, ho cominciato a guardarmi attorno, alla ricerca della mia vera strada. Affascinato dal ruolo di soccorritore che molti colleghi ricoprivano, l’idea di farne parte è diventata sempre più forte. Questo mondo, fino a quel momento per me sconosciuto, si è fatto strada come una “naturale prosecuzione” della mia carriera. Il corpo sportivo delle Fiamme Gialle, infatti, ha contribuito a formare numerosi professionisti preparati e qualificati, che hanno dato un grande impulso a questa attività.

I tempi di sopravvivenza per una persona travolta da una valanga sono estremamente brevi, ogni minuto è cruciale.

Così, nel 2017, Agostino ha intrapreso il corso per diventare tecnico soccorritore alpino. Dopo otto mesi di formazione, suddivisi in quattro moduli invernali e quattro estivi, ha acquisito le competenze necessarie nelle principali attività: sci alpino, sci alpinismo, arrampicata, escursioni sopra i 4000 metri, manovre di soccorso e patente per la guida della motoslitta. Nel 2018 ha completato il percorso formativo e ha subito avviato un nuovo cammino per diventare cinofilo.

A dicembre sono andato a Castiglione del Lago, dove la Guardia di Finanza ha un centro di allevamento di labrador, impiegati per il servizio antidroga e anti-valuta, e pastori tedeschi grigioni, utilizzati anche per il soccorso alpino. Il grigione è una razza selezionata del pastore tedesco, potenziata appositamente per il lavoro. Sono rimasto due settimane, il tempo necessario per scegliere il cucciolo. È una fase complessa, in cui si deve capire quali sono quelli più adatti al lavoro: devono essere socievoli con gli estranei e avere un buon istinto predatorio. Dietro a tutto questo ci sono anni di selezioni. Vengono svolti esercizi anche all’esterno, per testarli in situazioni diverse: in strada, nei centri commerciali… Non tutti sono idonei. Quelli che non vengono scelti per il soccorso alpino possono essere impiegati nel servizio antidroga o dati in adozione come cani da compagnia. Così, ho scelto Zuma e l’ho portato a casa con me quando aveva appena tre mesi.

Zuma,
pastore tedesco grigione

Zuma, il suo compagno di avventure, è di proprietà della Guardia di Finanza.
Il soccorso alpino è l’unico caso in cui ai conduttori è consentito tenere il proprio ‘collega’ a casa, anziché in caserma, per favorire la creazione di un legame solido. Un conduttore, infatti, non può operare con un altro cane se non con il proprio. Sebbene risponda al nome ‘Zuma’ (scelto dalla figlia, innamorata di un cucciolo di un famoso cartone animato), il suo nome da allevamento è Hidalgo. Ogni anno viene stabilita una lettera iniziale per i nomi dei nuovi cuccioli, al fine di facilitarne il riconoscimento, e così è rimasto nei documenti ufficiali.

Perché solo alcune razze vengono selezionate per questo lavoro? Quali sono le loro caratteristiche?

Nel soccorso alpino vengono principalmente impiegate tre razze: il pastore tedesco grigione, il pastore belga malinois e il border collie. Sono quelle più adatte per le loro caratteristiche, come l’agilità. A livello di fiuto, tutti i cani sono eccezionali. I cani da caccia sono abituati a seguire tracce sul suolo, mentre i nostri cani lavorano a ‘teleolfatto’, cioè con il naso alto, per cercare le molecole di odore nell’aria. I pastori tedeschi grigioni sono più facilmente addestrabili, mentre i pastori belga malinois sopportano meglio il caldo, motivo per cui vengono preferiti in zone più calde, come la Sardegna.

Sebbene Agostino avesse già avuto cani da compagnia in passato, l’addestramento per questo tipo di lavoro è completamente diverso, e le possibilità di apprendere sono praticamente infinite. Ci vogliono anni di esperienza e istruttori capaci di insegnare il giusto comportamento sia al cane che al conduttore. Una volta arrivato a casa, Zuma ha iniziato subito il suo percorso di allenamento.

I cuccioli sono come spugne, assorbono qualsiasi tipo di comando ed esercizio che gli viene proposto, ma allo stesso modo imparano anche molti errori. Per questo motivo, è fondamentale avere al proprio fianco un buon istruttore. Il primo mese l’obiettivo principale era far crescere l’affiatamento: è così che nasce l’unità cinofila, composta da cane e conduttore. La cosa più importante che ci hanno insegnato fin da subito è che bisogna essere sempre gioiosi, perché il cane deve divertirsi, deve essere un gioco per lui.

Agostino e Zuma,
il gioco come ricompensa

Come riuscite a insegnare ai cani a trovare corpi sepolti dalla neve o dalle macerie?

Sin da subito ci si concentra sul comportamento del cane nei confronti di una persona estranea. Per farlo, utilizziamo un figurante. Il cane deve imparare a mantenere sempre una certa distanza dalle persone e a segnalarne il ritrovamento con l’abbaio. Successivamente, si prosegue con l’insegnamento tramite piccole ricerche: mentre il conduttore tiene il cane al guinzaglio o con la pettorina, l’istruttore attiva il cane, poi si allontana, si accovaccia e gli dà il comando ‘cerca’. Quando il cane lo trova, viene premiato con un gioco.
A differenza dei cani molecolari, che sono addestrati a seguire tracce precise annusando un indumento per localizzare un determinato odore, i nostri cani devono imparare a discriminare le tracce, segnalando solo le persone accovacciate o sdraiate, poiché chi è infortunato tende a trovarsi in quella posizione. Se i cani abbaiassero a ogni persona in piedi, durante una ricerca con decine di soccorritori, sarebbe un caos.


Una volta addestrati, i cani vengono lasciati liberi sul campo, muniti di campanello e radiocollare, e si avviano alla ricerca di una persona, fidandosi del proprio fiuto e dell’esperienza. Sono attimi di tensione, in attesa di un abbaio che indica il ritrovamento.
Oltre alla ricerca in valanga, sono addestrati anche per la ricerca in superficie, utile in caso di mancato rientro di un escursionista o di un fungaiolo, e per le operazioni nelle macerie dopo un terremoto.
Zuma, inoltre, è uno dei pochi cani in Italia (appena una decina in tutto) sensibilizzati all’odore cadaverico.

Ogni contesto e ogni ricerca sono diversi. Nel caso di una valanga, il cane è addestrato a scavare per entrare in contatto con la persona sepolta, mentre nelle macerie dobbiamo insegnargli ad abbaiare e a mantenere lo sguardo fisso verso la direzione da cui proviene l’odore, perché se scavasse rischierebbe di essere travolto a sua volta. Variare i luoghi di addestramento è fondamentale: Passo Rolle è il posto ideale per l’inverno, dove prepariamo campi da valanga con i gatti delle nevi, creando accumuli di neve con buche dove nascondiamo i figuranti. Per la ricerca nelle macerie, ci sono appositi campi, dove riproduciamo le condizioni di un terremoto, con polveri e rumori. I più vicini sono a Rovereto e a Belluno.

Il percorso per diventare operatore cinofilo dura due anni, un periodo necessario anche per consentire al cane di raggiungere la maturità e diventare adulto. Inizialmente, i cani riescono a mantenere la concentrazione solo per brevi periodi, ma con il tempo l’addestramento diventa più intenso, e il cane acquisisce la capacità di sostenere lo sforzo per ore.

Ci puoi spiegare come funziona il procedimento di soccorso, passo dopo passo, dal momento in cui ricevete la chiamata fino all’intervento sul campo?

A seconda del tipo di stagione, varia il tipo di intervento. D’estate ci sono più ricerche, più casi di mancati rientri di escursionisti. La chiamata arriva sempre dal 112. Veniamo attivati, carichiamo il cane in macchina con tutta l’attrezzatura, ci rechiamo sul luogo dell’evento (di solito via terra, in certi casi con l’elicottero, che ci recupera a casa o a Passo Rolle) e vengono composte delle squadre di ricerca. L’area in cui si ipotizza si trovi la persona dispersa viene suddivisa e passata con cane e conduttore, utilizzando il GPS. Per gli interventi in valanga, invece, come cinofili facciamo servizio presso la base dell’associazione Aiut Alpin Dolomites in Val Gardena e al Suem di Pieve di Cadore, per la provincia di Belluno. Il cinofilo è presente in base dalle 7:30 del mattino fino al tramonto, pronto per intervenire. Abbiamo un calendario che va da inizio dicembre a Pasqua, durante il quale ogni giorno è presente un’unità.

Agostino
a Passo Rolle, dietro la caserma della Guardia di Finanza

Agostino,
durante l’estrazione
di una persona da sotto la neve

L’esposizione al rischio è inevitabile quando si opera in ambienti ostili; per questo motivo, prima di intervenire, è fondamentale verificare l’area per escludere la possibilità di nuovi distacchi.

I tempi di sopravvivenza per una persona travolta da una valanga sono estremamente brevi, ogni minuto è cruciale. Secondo le statistiche, nei primi 15-18 minuti dall’evento c’è il 90% di possibilità di trovare una persona in vita. Dai 18 ai 35 minuti, la percentuale scende al 30%, ma molto dipende dalla tipologia di neve: in presenza di valanghe polverose, il rischio principale è il soffocamento, mentre con nevi primaverili e pesanti il pericolo sono i traumi da schiacciamento. Non appena il 112 ci inoltra la chiamata, in soli 3 minuti siamo a bordo dell’elicottero, pronti a decollare con un’equipe composta da pilota, tecnico verricellista, medico, tecnico di elisoccorso e cinofilo. La differenza la fa l’autosoccorso, ovvero chi si trova sul posto: il compagno di gita, altri escursionisti. Noi interveniamo sempre per bonificare l’area ed escludere la possibilità che altre persone siano state travolte. I cani sono fondamentali in questi interventi, non possiamo fare a meno del loro fiuto. In caso di terremoti internazionali, come quello in Turchia, siamo trasportati con aerei della Guardia di Finanza. In queste situazioni, la chiamata arriva tramite ambasciata al comando generale, mentre per interventi straordinari sul territorio nazionale viene richiesta la disponibilità all’interno dei gruppi cinofili.

Qual’è il termine massimo di tempo per proseguire con le ricerche, e quando invece ci si ferma?

Le tempistiche variano da una ricerca all’altra. Di solito, la decisione di terminare le operazioni spetta alla magistratura, che generalmente stabilisce un termine di cinque giorni. Nel caso di una valanga, dove c’è la certezza che ci siano persone travolte, le tempistiche dipendono dallo spessore del manto nevoso, che può arrivare anche a sette/otto metri, rendendo difficile il lavoro dei cani. In questi casi, le ricerche possono continuare anche per una o due settimane, con l’ausilio di mezzi meccanici per rimuovere alcuni strati di neve. Quando non ci sono più speranze di trovare persone in vita, l’obiettivo diventa quello di restituire ai familiari il corpo del loro caro. Questo è ciò che ci spinge a mantenere alta la motivazione e la passione.

L’unità cinofila,
composta da Agostino e Zuma

È importante fare una distinzione quando si parla di soccorso alpino. In pochi lo sanno, ma esistono due tipologie di soccorso: quella di cui abbiamo parlato finora riguarda il soccorso alpino della Guardia di Finanza, che è un organo all’interno della Guardia di Finanza stessa, composto da professionisti stipendiati per svolgere attività di soccorso. Dall’altra parte, esiste anche il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino, che è un’organizzazione composta da volontari che svolgono le stesse attività. Anche loro dispongono di unità cinofile abilitate alla ricerca in macerie, superficie e valanga.

La mia attività attuale è a 360 gradi. Mi occupo di soccorso alpino – quando non è richiesta la presenza del cane – lavoro come cinofilo e mi dedico anche al soccorso sulle piste di Passo Rolle, San Martino di Castrozza e San Pellegrino. Svolgo il mio lavoro sia come dipendente della Guardia di Finanza, sia – dal 2021, anno in cui sono entrato nel CNSAS – come volontario. Per entrare nell’organizzazione dei volontari, ho dovuto affrontare un ulteriore percorso formativo, ampliando ulteriormente il mio bagaglio tecnico, che è sempre in continua evoluzione.

Quindi, attualmente, puoi ricevere una chiamata per un soccorso sia dalla Guardia di Finanza che dal Soccorso Alpino. La chiamata arriva in simultanea?

In alcuni casi sì, ma non sempre. A volte viene attivato solo il Soccorso Alpino, altre volte la Finanza. Dipende dal contesto e dal luogo dell’incidente. La sede della Finanza è a Passo Rolle. Se, ad esempio, l’intervento è necessario in Val Canali, è più veloce chiamare il Soccorso Alpino, che ha sedi a Caoria, Fiera di Primiero e San Martino di Castrozza. Io faccio parte della stazione di Fiera di Primiero: ogni settimana ci sono due componenti reperibili, che vengono attivati in prima battuta. Nei mesi estivi, quando la richiesta di interventi aumenta, c’è anche un operatore fisso in base. A Passo Rolle, invece, ho delle giornate in cui sono in caserma dalle 8 del mattino alle 8 di sera, alternate a giornate di addestramento, durante le quali garantiamo comunque la reperibilità. È capitato anche nei miei giorni liberi: quando sai di poter essere utile a qualcuno che ha bisogno, diventa una vera e propria passione, una dipendenza che ti gratifica a tal punto da non guardare l’orario o il giorno. Questo impegno lo dobbiamo anche alle nostre famiglie, che ci supportano. Il rischio zero non esiste mai.

Quando sai di poter essere utile a qualcuno che ha bisogno, diventa una vera e propria passione, una dipendenza che ti gratifica a tal punto da non guardare l’orario o il giorno.

Raccontaci di qualche intervento svolto in questi anni di servizio

Un intervento che ricordo con particolare gratificazione, a cui ho partecipato con Zuma, è stato un ritrovamento sul monte Mulaz: un ragazzo di venti anni, che aveva intrapreso il sentiero, la sera non era rientrato in albergo. È scattato così l’allarme. Lo abbiamo trovato verso mezzanotte, dopo che era caduto per diversi metri. Abbiamo chiamato l’elicottero alle tre di notte, che l’ha recuperato con il verricello, e fortunatamente l’operazione si è conclusa positivamente. Non so neanche quantificare il numero di interventi che abbiamo effettuato, ma sicuramente uno dei più difficili è stato quello sulla Marmolada

E così arriviamo a quel giorno.

Prosegue Agostino: Ci siamo trovati di fronte a una situazione che, per quanto potessimo provare ad immaginarla, è stata davvero catastrofica. Abbiamo toccato il picco, sia per la gravità che per la dimensione dell’evento. Abbiamo operato per diversi giorni e l’uso dei cani ci ha permesso di ritrovare e identificare tutte e 11 le vittime, anche se la combinazione di ghiaccio, acqua, neve e detriti ha reso molto difficile il riconoscimento. È stata una prova dura, sia psicologicamente che fisicamente. C’era un’alta probabilità di ulteriori distacchi, che ci costringeva a lavorare nelle ore più fredde, dalle 5:00 alle 9:00 del mattino. Ricevere una chiamata per una valanga a luglio è stato uno shock. Passare in meno di un’ora da una piscina a un evento così drammatico in mezzo al ghiaccio è stato molto impegnativo. Infatti, per tutelare anche la nostra salute, in situazioni di questa portata ci vengono affiancate figure psicologiche, 24 ore su 24.
In quella situazione, i cani ci hanno confermato l’altissimo livello del loro addestramento. Sono stati fondamentali: senza di loro non saremmo riusciti a identificare tutte le vittime.

Zuma
pastore tedesco grigione

Cosa ne è di loro quando invecchiano e non sono più abili al lavoro?

Una volta terminata la carriera, il cane viene messo in pensione. Può avvenire anche a 12 anni, dipende dalle sue condizioni fisiche. A quel punto, la Guardia di Finanza lo lascia al conduttore, che se ne prende cura anche dopo il pensionamento, mentre l’amministrazione continua a contribuire alle spese per l’alimentazione e le cure veterinarie. Per garantire una continuità operativa, quando il cane inizia a mostrare i primi segni di affaticamento, spesso viene preso un nuovo cucciolo, avviando così un nuovo percorso formativo mentre il cane in pensione si gode il suo meritato riposo.

Ora Zuma ha quasi sette anni e ha ancora un lungo periodo di servizio davanti a sé. I traguardi raggiunti insieme hanno un sapore speciale: quello della ricompensa per l’impegno e la dedizione che entrambi hanno messo in gioco.

Così come lui, numerosi altri cani, dislocati nelle 25 stazioni nazionali del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, lavorano ogni giorno per salvare vite, senza chiedere nulla in cambio se non l’affetto del proprio padrone e la gioia di poter essere al suo fianco.

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