Ci sono persone che custodiscono un intero mondo dentro di sé.
Non servono loro molte parole per esprimerlo, preferiscono salire in punta di piedi sulla cima di una montagna, all’alba, per emozionarsi davanti a un nuovo giorno.
Avvolti dal silenzio, anziché dal calore delle coperte, trovano lì la loro vera natura: un angolo di pace in cui sentirsi davvero a casa. Nessun gesto superfluo, solo la semplice presenza.
Contemplare la bellezza della natura e ascoltare il silenzio dei propri pensieri.
Categoria
gennaio 2025
Testo e foto di Linda Scalet, video di Irene Fontana
Giulia Maschio,
26 anni
Accompagnatrice di media montagna, impiantista in inverno e dipendente rifugista in estate
Non è indispensabile essere famosi, né credere di essere dei validi testimoni di montagna per esserlo realmente. Ciò che la montagna chiede, prima di tutto, è umiltà. L’abbiamo ritrovata in una ragazza forte e autentica di Primiero, che tra un “Non sono tanto brava a parlare” e un “Ma in realtà, io non faccio niente di speciale”, ci ha aperto con gentilezza le porte del suo mondo. Solo uno spiraglio, quanto basta per farci intuire che, per chi sa ascoltare, c’è ancora molto da scoprire.
Siamo qui per raccontarvi qualche sfumatura.
Giulia,
con gli sci d’alpinismo
dopo una giornata di lavoro
sugli impianti
Giulia ha 26 anni e, fin da bambina, ha iniziato a scorrazzare tra i boschi e i prati che la circondavano, un ambiente che ha subito percepito come casa.
Giulia, raccontaci da quando è nata la tua passione per lo sport e quali attività hai praticato nel tempo.
Sono sempre stata una bambina attiva, amante del movimento e della vita all’aria aperta. Lo sport è sempre stato una costante per me. Partecipavo ai campionati studenteschi in diverse discipline: sci, atletica, nuoto, mountain bike… Ma è stato intorno ai dieci anni che ho scoperto la mia più grande passione: l’orienteering.
Per chi non lo conoscesse, l’orienteering è uno sport nato nelle nazioni scandinave, molto praticato nella valle di Primiero. Consiste nel percorrere un tragitto nel minor tempo possibile, solitamente in mezzo al bosco, servendosi solo di cartina e bussola, alla ricerca delle “lanterne”, ovvero punti di controllo da trovare e marcare lungo il percorso.
Prosegue Giulia: L’orienteering mi permette di stare all’aria aperta, nel bosco, e di mettermi alla prova in solitaria. Uno degli aspetti più belli è che ti porta a viaggiare molto, sia in Italia che all’estero. Inoltre, è uno sport per tutti: esistono categorie anche per chi ha 85 anni… puoi praticarlo per sempre!
Ho sempre portato avanti anche altri sport, soprattutto lo sci – in tutte le sue forme: discesa, fondo, alpinismo – e la bicicletta, sia da strada che mountain bike. La passione per lo sci me l’ha trasmessa mio papà sin da quando ero piccolissima. Era il suo sogno, voleva farne il suo lavoro, ma poi purtroppo è successo quello che è successo…
Un grave incidente ha costretto il papà, Juri, su una sedia a rotelle. Nonostante tutto, con una forza straordinaria, ha continuato a coltivare la sua passione per la montagna, adattando gli “attrezzi del mestiere”. Ancora oggi, di tanto in tanto, ritorna sulle piste, e chissà che un giorno non possa essere proprio Giulia ad accompagnarlo.
La passione per la montagna, però, arriva anche dalla mamma e dal nonno materno, Gabriele:
Mia mamma mi ha trasmesso la fame di libertà: scoprire, osservare i piccoli dettagli del bosco. Il nonno, invece, mi ha insegnato l’arte del legno: come gestire il bosco e trasformarlo. Abbiamo fatto insieme tanti lavoretti.
Didascalia esempio, Didascalia esempio
Il legame con il territorio è sempre stato forte, tanto da influenzare anche le sue scelte scolastiche.
Ho sempre voluto rimanere in valle, ed è per questo che ho scelto il liceo economico di Primiero. Volevo una scuola che mi consentisse di proseguire con l’orienteering. Per l’università invece ho dovuto adattarmi alla città. Ho scelto Verona, la più vicina e una delle più rinomate. Ma ogni momento era buono per tornare a casa.
Come mai hai scelto il corso di Scienze delle Attività Motorie e Sportive?
Inizialmente volevo diventare insegnante di ginnastica, ma con il tempo ho capito che l’insegnamento scolastico non faceva per me. Dopo la laurea triennale, ho scelto una strada diversa.
Così Giulia ha iniziato il suo cammino per diventare Accompagnatrice di Media Montagna, un mestiere che rispecchia perfettamente il suo desiderio di vivere a contatto con la natura.
Dopo aver superato l’impegnativa selezione provinciale iniziale, ha seguito un corso annuale suddiviso in diversi moduli, sia teorici che pratici, svolti direttamente in ambiente montano.
Ha affrontato numerosi esami e nel 2023 ha conseguito infine l’abilitazione. Nel frattempo, ha continuato a lavorare stagionalmente, accumulando esperienza sul campo e continuando a coltivare le sue passioni.
Ora sto seguendo un modulo extra, il corso terreni innevati, per accompagnare le persone in inverno con le ciaspole. La normativa è ancora in evoluzione, finora questa attività è stata riservata alle Guide Alpine. Con il completamento di questo corso, avremo inoltre la possibilità di esercitare la nostra professione anche all’estero – racconta.
Ti piacerebbe un’esperienza all’estero?
Sarebbe interessante, ma per accompagnare le persone in un luogo bisogna conoscerlo bene, quindi dovrei trasferirmi prima per studiarlo. Non è nei miei piani a breve termine, ma mi piacerebbe esplorare il Nord Europa e la Svizzera. In questa professione sono agli inizi, sto cercando di capire come muovermi sul mercato, inoltre vorrei cercare di unirlo al mio lavoro estivo in rifugio.
Lo staff del Rifugio Velo,
scatto in analogico
Archivio Giulia Maschio
D’estate lavora al Rifugio Velo della Madonna, nelle Pale di San Martino.
La sua scelta è ricaduta subito lì, si è candidata per entrare a fare parte del team qualche anno fa e da quel momento non se n’è più andata.
Sono innamorata di quel posto. Non è un rifugio facile: manca una sorgente d’acqua nelle vicinanze e non c’è una funivia come, ad esempio, al Rifugio Rosetta. Ma sono abituata a percorrere quella strada spesso. Nei periodi più intensi di lavoro, a fine giornata mi concedo un momento per chiamare le persone a me care, poi mi infilo subito in branda.
Si corica presto, perché alle 5:30 del mattino, prima di iniziare il servizio, si prepara: accende la sua inseparabile pila frontale e corre verso la Cima della Stanga. A volte si avventura nel buio più completo, altre volte per ammirare le prime luci dell’alba che sorgono dalla Val Canali. E, quando ne ha l’opportunità, cattura quell’attimo speciale con la sua macchina fotografica analogica.
Giulia,
all’opera presso la sciovia
Prà delle Nasse
Vivere in rifugio significa davvero assaporare la giornata dall’alba al tramonto.
Il Rifugio Velo della Madonna è raggiungibile con un’escursione a piedi lungo il sentiero principale, che parte nei pressi di Malga Civertaghe, o attraverso una variante da San Martino di Castrozza. Tutti gli altri accessi, invece, sono vie ferrate che collegano il rifugio agli altri punti dell’altopiano delle Pale, creando fin da subito una selezione tra gli escursionisti.
E così, la piccola Giulia, che da bambina esplorava le montagne solo fino al limite del bosco con una cartina in mano, ha iniziato a spingersi sempre più in alto.
Ho sempre guardato le montagne con il naso all’insù. Ho dovuto scoprirle un po’ da sola.
Crescendo, però, ho avuto la grande fortuna di incontrare la compagnia giusta: amici di famiglia ed esperti che mi hanno introdotta alla montagna verticale, alla ‘roccia’. Qui l’autonomia non basta: serve qualcuno con esperienza, qualcuno che sappia insegnarti. È una passione che si vive insieme.
In inverno, Giulia lavora presso la Sciovia Prà delle Nasse, dove distribuisce i ganci dello skilift e aiuta chi cade a rialzarsi.
Ho scelto questo lavoro perché, tra i pochi stagionali disponibili, era quello che mi permetteva di stare all’aria aperta. Alzo lo sguardo e vedo le Pale, le mie montagne.
Dopo un’intera giornata al freddo, invece di crollare sul divano – come farebbe chiunque – mette le pelli agli sci, accende la torcia frontale e si incammina, spesso da sola, tra i boschi che conducono verso il Colverde o la Valcigolera. Un’altra grande passione, lo sci alpinismo, che occupa le sue giornate.
Giulia e Monica,
durante la Grande Traversata Elbana
Archivio Giulia Maschio
Con Monica, condivide la grande passione per la montagna: lei è maestra di sci, figlia d’arte, cresciuta praticamente in un rifugio. Insieme esplorano non solo le montagne di casa, ma anche quelle di tutta Italia, percorrendo famosi cammini.
Abbiamo iniziato con uno dei cammini più classici d’Italia, la Via degli Dei, che parte da Bologna e arriva a Firenze. È un’esperienza affascinante: partire da un posto e arrivare in un altro, a molti chilometri di distanza, solo con le proprie forze. Una volta era la normalità. Mi affascina molto questo spostarsi lentamente, con calma, ma per tutto il giorno. Ogni cammino regala paesaggi diversi lungo il suo corso. I colli bolognesi sono meravigliosi. Durante la Grande Traversata Elbana, che abbiamo fatto in tre tappe, il primo giorno ti svegli con un paesaggio, il secondo con un altro, e il terzo un altro ancora. È incredibile. Dalla dorsale, puoi vedere entrambe le coste dell’isola.
Come vi preparate per questi cammini?
Nei primi cammini portavamo tante cose inutili, poi, con l’esperienza, abbiamo imparato a capire davvero di cosa avevamo bisogno. È fondamentale avere una buona scorta d’acqua e fare attenzione alle sorgenti lungo il percorso. Noi ci appoggiamo sempre ai rifugi, ma sarebbe interessante provare l’esperienza di camminare con lo zaino in spalla e solo una tenda. Per quanto riguarda la preparazione fisica, è importante pianificare le tappe in base alle proprie capacità. In compagnia, poi, devi anche rispettare le necessità dell’altro.
Chi tira il collo a chi?
Eh, beh, di solito sono io quella che tira troppo, e poi me le sento (ride). Devo stare attenta, perché non è proprio il posto ideale per iniziare a battibeccare.
E con il brutto tempo, come vi comportate?
Testa bassa e si continua a camminare. A differenza delle Dolomiti, dove se prendi una giornata di temporale sei costretto a fermarti in rifugio perché è troppo pericoloso continuare e rimanere esposti a quelle altitudini, qui devi solo accettare che ti riempirai di fango. Però le tappe sono prestabilite, e vanno rispettate. Ci sono tratti in cui attraversi tanti paesini, e altri in cui non vedi nulla per chilometri e chilometri.
Quanti cammini avete fatto finora?
Oltre alla Via degli Dei e alla Grande Traversata Elbana, abbiamo percorso il Cammino dei Borghi Silenti, il trekking delle Cinque Terre, la Via del Sale, e in futuro abbiamo in programma il Cammino del Salento. Stiamo anche valutando di sconfinare all’estero. L’importante è camminare e mantenersi allenati. Concludo con una frase che mi piace molto di Emelie Forsberg, compagna dell’ultramaratoneta Kílian Jornet: ‘Corro oggi per correre anche domani’. L’allenamento non è solo finalizzato alla performance agonistica, ma serve a prepararsi per essere in grado di allenarsi anche il giorno successivo. Questa è la mia filosofia.
E così, come in Forrest Gump, concludiamo dicendo a Giulia: Corri, Giulia, corri! … verso i tuoi sogni, le tue ambizioni, mantenendo sempre la tua bussola puntata su ciò che ami fare e sul luogo che ti fa stare davvero bene.
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